9/12/2022
Roberto Gregori, consulente Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia, ha riportato l’esempio di un piccolo comune del Bresciano e del modello di comunità energetica efficiente che sempre più paesi richiedono.
«La burocrazia è il primo macigno da togliere nella strada delle comunità energetiche. Siamo stati però rassicurati dal MASE, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. C’è sicuramente una grande attenzione da parte del Governo su questa tematica».
«I Piccoli Comuni sono quelli che hanno la responsabilità dell’80% del territorio italiano. Le grandi città sono energivore, ma i Piccoli Comuni hanno tanto territorio che devono difendere, mantenere e garantire. Due anni fa, quando è uscito il Decreto Milleproroghe, abbiamo visto una grande opportunità: dove c’è energia, infatti, c’è lavoro. Ridare energia ai piccoli Comuni significa controllarli e ritrovare lo spirito di comunità molto forte e presente. Abbiamo quindi deciso di partire proprio dai sindaci di questi piccoli comuni: se sono i sindaci infatti a proporre la comunità energetica, si genera inevitabilmente nella cittadinanza un senso di fiducia».
«Abbiamo usato il comune di Rudiano, in provincia di Brescia, di seimila abitanti, per fare un esperimento con l’ANPCI e con la Regione Lombardia. Il modello che abbiamo studiato a Rudiano ha due caratteristiche fondamentali, che stiamo proponendo anche ad altri Comuni. Il primo pilastro è che si tratta di un’associazione non riconosciuta, per rispettare il principio dell’Unione Europea. Il nostro punto di partenza non è la produzione e vendita di energia, ma mira a osservare i consumi. Partiamo quindi dalle aziende, che sono quelle che hanno subito maggiormente la crisi. Far entrare un’azienda in una società di capitali o una cooperativa può essere complicato, ma entrare in un’associazione non riconosciuta è molto più semplice e a costo zero».
«La CER si costituisce dunque con la firma del sindaco e le aziende interessate. In questo periodo di adesioni, noi capiamo quanto grande sarà la CER e come muoverci nei passaggi successivi. Quando abbiamo capito chi farà parte della CER, allora partiamo con il regolamento. Il secondo pilastro è l’assenza di investimenti della CER. Ogni socio si fa i suoi impianti, non ci sono investimenti da parte di nessuno e quindi non esistono debiti. Nessuno rischia niente, la CER deve soltanto promuovere l’installazione di impianti attraverso la certificazione di imprese e finanziarla, pagando l’affitto del tetto, regalando il 10% dell’energia prodotta e facendo uno sconto del 25% su tutto il resto dell’energia prodotta. La CER deve cambiare i comportamenti energetici. Sarà uno strumento per modificare le abitudini dei soci, esattamente come vent’anni fa era successo per i rifiuti».