4/4/2023
I vigneti delle colline veronesi, come nelle zone del Soave e della Valpolicella, sono stati nell’estate 2022 tra i sistemi agricoli più colpiti dalla combinazione siccità estrema e alte temperature superiori ai 35°C. Le zone sprovviste di impianti di irrigazione i vigneti hanno manifestato segni di sofferenza. Ma, nonostante il calo di precipitazioni, sono possibili strategie e soluzioni a salvaguardia del nostro sistema viticolo. Questi, in estrema sintesi, i temi emersi durante il convegno di Condifesa Verona CODIVE e ASNACODI Italia a Vinitaly “Il clima che cambia. Nuove sfide per la nostra viticoltura”.
In apertura dell’incontro, il presidente di CODIVE Luca Faccioni ha sottolineato: «Il cambiamento climatico sta creando sempre più problemi anche alla viticoltura veronese. Se ormai buona parte delle colture sono dotate di impianti di irrigazione, il problema della scarsità di acqua preoccupa fortemente i produttori. In questo contesto, è fondamentale trovare soluzioni che garantiscano la tutela delle nostre produzioni e delle imprese agricole. Le coperture assicurative sono fondamentale per la sopravvivenza delle attività agricole e rappresentano un punto fermo nel settore». Faccioni inoltre, commosso, ha approfittato dell’occasione per salutare la platea poiché ad aprile lascerà l’incarico di presidente dopo un percorso durato 15 anni che lo ha visto come guida del sodalizio strategico per l’agricoltura veronese in un fase delicata di cambiamenti climatici ma anche di una rinnovata disponibilità comunitaria e nazionale nel mettere a disposizione risorse e strumenti importanti che solo i Condifesa possono efficacemente attuare per una difesa nel tempo delle redditività dell’imprenditoria agricola.
Hanno portato un saluto l’europarlamentare Paolo Borchia e il consigliere regionale Alberto Bozza.
Moderati da Corinna Gianesini, sommelier e curatrice della guida Slow Wine Veneto, si sono susseguite le relazioni di esperti. Paolo Tarolli, docente di idraulica agraria al dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell’Università di Padova, ha presentato i risultati di una ricerca, condotta dal suo gruppo di lavoro, recentemente accettata per la pubblicazione sulla rivista internazionale Agricultural Systems.
«Nel dettaglio, usando dati satellitari - ha spiegato Tarolli - è stata mappata la severità della siccità agricola per il mese di luglio 2022, ovvero l’impatto della siccità sulle colture rispetto alla media degli ultimi anni. Sono state poi monitorate aree con elevata temperatura della superficie. In generale è stata colpita circa il 38% dell’area agricola del Nord Est e in particolare: il 41% dell’agricoltura irrigata di pianura e ben il 43% dei vigneti sia di pianura che collina». Il professore ha illustrato anche una possibile soluzione al problema della scarsità di pioggia: “Un supporto a un'agricoltura eroica più resiliente all'estremizzazione climatica in atto potrebbe essere la progettazione di microinvasi. Essi dovrebbero essere progettati in punti idrologicamente efficaci per un ottimale raccolta dell'acqua come in aree collinari ad alta pendenza, con una progettazione attenta, mirata e a basso impatto. Questo può favorire il riuso dell’acqua a scopo irriguo per le colture, la mitigazione di eventuali fenomeni di dissesto idrogeologico l’aumento di biodiversità nelle aree umide e il mantenimento del valore paesaggistico”.
Il presidente ASNACODI Italia Albano Agabiti ha parlato della gestione del rischio nella nuova programmazione comunitaria e ha evidenziato l’estrema utilità anche sociale che la gestione del rischio offre alle aziende agricole. Con i cambiamenti climatici in atto la tutela delle aziende agricole è indispensabile per la sopravvivenza delle stesse. Infatti, ha detto, basta un fortunale di pochi minuti per distruggere il raccolto di un’annata. L’importanza della Gestione del Rischio è comunque dimostrata anche dai numeri della prossima programmazione della PAC 2023 – 2027, 3,1 miliardi di euro, di cui ben 1,6 per polizze assicurative e fondi mutualistici, e 1,3 miliardi di euro per la vera novità del 2023, il Fondo Mutualistico Nazionale AGRICAT.
La novità del 2023 è il Fondo AgriCat, un fondo mutualistico nazionale gestito da Ismea. Fabrizio Giuliani di Ismea nell’illustrarlo ha sottolineato «È uno strumento che per la prima volta in Italia offrirà a tutti gli agricoltori, sia assicurati che non assicurati, una copertura mutualistica contro gli eventi catastrofali, quali gelo brina, siccità e alluvione, garantendo il diritto a un indennizzo economico in caso di perdite di produzione. La quantificazione varia a seconda che l’azienda sia assicurata con avversità catastrofali o meno. Lo strumento è al suo debutto quest’anno ed è quindi ancora sperimentale. La disponibilità nazionale attuale è di circa 350 milioni di euro, fondi che andranno a ristorare nei limiti della disponibilità economiche le aziende agricole che hanno subito perdite da avversità catastrofali. Quello che è sicuro è che questo è un ulteriore passo verso una maggiore tutela delle aziende agricole».
Giuseppe Boatto di Agrifondo Mutualistico Veneto – Friuli si è focalizzato sulle “Fitopatie della vite: risultati di tre anni di attività”. Nella sua esposizione, Boatto ha evidenziato l’estrema utilità che “Agrifondo Mutualistico” ha dimostrato nel territorio veneto/friulano. “Agrifondo Mutualistico”, nato nel 2010 dalla volontà dei presidenti dei Condifesa di Verona CODIVE, TVB (Treviso, Vicenza Belluno), Padova, Rovigo, Venezia e Friuli Venezia Giulia, inizialmente ristorava perdite per le aziende agricole per danni da fauna selvatica e danni su strutture, senza alcuna contribuzione pubblica. Oggi, nel 2023 copre più di un miliardo di produzioni agricole del territorio veneto/friulano, tra cui la coltura più rappresentativa è l’uva da vino. Conta più di 10.200 soci ed è riuscito a creare 4 fondi mutualistici con agevolazione pubblica fino al 70% e, solo nel 2022, ha quantificato ed andrà a ristorare perdite per fitopatie ed infestazioni parassitarie su uva da vino per due milioni di euro, danni soprattutto da flavescenza dorata. Un bel risultato per il team dei Condifesa veneti/friulano, che stanno progettando altre utili iniziative per i propri soci.
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi di G.R.A.S.P.O hanno parlato della resilienza dei vitigni dimenticati. «Ricordiamoci del passato e di come siamo arrivati fino a qui nella viticoltura. – hanno sottolineato – I vitigni, infatti, sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori e, dove i cambiamenti climatici sono avvenuti più lentamente, si è evitata una erosione genetica devastante. Conservare la biodiversità viticola e valorizzarla non significa quindi mantenere le varietà di vite in una collezione ma, per le profonde connessioni tra vitigno antico e cultura del luogo che lo ha selezionato e coltivato fino ad ora, queste varietà devono ritornare ad essere le protagoniste dello sviluppo agricolo ed economico di questo territorio».
I due tecnici hanno presentato il libro "La biodiversità viticola, i custodi, i vitigni, i vini".
A seguire i partecipanti hanno avuto l’occasione di degustare microvinificazioni di vitigni autoctoni ormai dimenticati e riscoperti da Graspo, che in alcuni casi non venivano vinificati in purezza da diverse generazioni.