Imprese

4/7/2023

Marco Pezzaglia: «CER come fenomeno sociale prima ancora che energetico»

Articolo a cura di 
Matteo Scolari

Marco Pezzaglia, ingegnere elettronico e fondatore del gruppo Professione Energia, è intervenuto ai nostri microfoni per raccontare il concetto di comunità energetica al giorno d'oggi.

Abbiamo parlato tanto negli scorsi mesi su quali siano i vantaggi effettivi di una proposta che, rispetto al modello energetico tradizionale, si differenzia dal punto di vista dei benefici. Quali sono i vantaggi offerti dalle comunità energetiche?

Il vero beneficio delle comunità energetiche è quello che il modello di sviluppo dalla produzione da fonte rinnovabile (diffusa) usa sul territorio, viene portata nel territorio. Nel modello tradizionale gli utenti pagano il sistema perché il sistema poi paghi qualcun altro affinché sviluppi nuova produzione da fonte rinnovabile per il raggiungimento dei target, per il bene del paese, per gli effetti positivi della transizione energetica e quant’altro. Ma in questa catena l’utente finale non è attore, l'utente finale è pagatore, avrà i benefici ambientali ma è puro pagatore. La comunità energetica è qualcosa di più, o meglio i modelli di collettività sono qualcosa di più. Sono modelli in cui gli utenti oltre che essere pagatori sono investitori ma anche soggetti percettori del beneficio economico che il sistema mette in campo perché lo sviluppo della fonte energetica locale rinnovabile abbia luogo. In questo modo, il beneficio che ha tutto il sistema, è quello per cui probabilmente con  questo modello si  riuscirà a sviluppare tutta una serie di iniziative che in altro modo non sarebbero mai state sviluppate. Ma come può essere che un sistema di incentivazione del fotovoltaico molto ricco, quale avremmo vissuto più di dieci anni fa, non sia sceso nelle piccole superfici anche, negli ambienti domestici soprattutto. Come mai dunque quel grande ammontare economico non abbia portato un grande sviluppo a livello locale, ovvero portato agli utenti? Proprio perché mancava questa partecipazione fondamentalmente, era più facile sviluppare un grosso impianto che sviluppare tanti piccoli impianti. È chiaro che con le CER lo sviluppo di tanti piccoli impianti e dei soggetti partecipanti, è l’interesse prevalente di questi soggetti che riceveranno valore per aver fatto questo. Quindi è un modello che da una parte consente di sviluppare qualcosa che in altro non si sarebbe sviluppato, dall’altra parte quello di riversare direttamente agli utenti.

Sappiamo che dal punto di vista normativo mancano ancora i decreti attuativi per dare il là a livello operativo alla legge sulle CER, però sono già partite delle iniziative a tal proposito. Quali sono le sfide più comuni che questo modello affronta durante la sua implementazione e la sua gestione? E come funziona questo modello?

Il vero tema dello sviluppo delle CER è proprio un tema più di carattere informativo. Ovviamente, quando si fa un’iniziativa di CER alla fine i conti vanno fatti, quindi i numeri o tornano o non tornano. Ma nel caso in cui anche tornassero, è dimostrato che un’iniziativa non si fa e la gente non ha capito o si aspettava altro, quindi bisogna introdurre un elemento importante. Se la CER vuole essere un modello che coinvolge gli utenti che non sono esperti del settore ovviamente, ma vuole avere un elevato coinvolgimento degli utenti ed è questa la finalità ultima, bisogna che il modello sia raccontato per la necessità di comprensione degli utenti. La strada non può essere quella di dire cose che poi alla fine non si verificheranno. Vengo al punto, la politica ha fatto il suo lavoro, ha fatto le leggi e ha stabilito i principi nel nostro ordinamento nazionale, ma la comunicazione sulle comunità energetiche non può essere solo comunicazione politica. Serve una comunicazione tecnica che serva agli utenti a capire quali possono essere gli effetti…

Magari le comunità energetiche non ci porteranno sulla Luna, ma senz’altro potranno fare qualcosa di positivo.

Mi piace pensare la comunità energetica come un fenomeno sociale prima ancora di essere un effetto del settore elettrico. Se riusciamo ad entrare in una logica nuova di comunicazione, intesa come comunicazione sociale, e far filtrare all’interno del pubblico la percezione che sia una cosa vera e fattibile, allora probabilmente riusciremmo a far sì che questo modello penetri maggiormente la società, questa è la sfida.

Per fare ciò, bisogna mettere a posto i numeri, ma soprattutto bisogna comunicare in maniera adeguata, corretta, trasparente e veritiera il modello e gli effetti di questo.

Assolutamente, perché c’è un aspetto che va oltre quello tecnico come sottolinea, c’è un aspetto legato all’ambito sociale, a una nuova coesione tra cittadini, imprese, enti, soggetti privati e questo è uno dei punti focali su cui concentrarsi.

Un’ultima domanda: Ingegnere, lei conosce molto bene anche il modello ForGreen, a Verona e in Veneto, pioniere in Italia nella proposta di determinati modelli cooperativi. Come ritiene che questo gruppo possa collaborare ulteriormente nello sviluppo futuro delle CER?

Parlando con gli amici di ForGreen, ho avuto più volte modo di far loro notare come avessero già costruito una comunità energetica. Quando è stata fatta non esistevano le condizioni della comunità energetica che conosciamo noi adesso e ForGreen l’ha fatta secondo quello che si poteva fare in quel momento. Non la chiamarono CE, ma di fatto quello era. Questo per dire che il modello cooperativistico, così come è stato istituito da ForGreen, è un buon modello per una CE, ma ovviamente ora, per poter cogliere il valore del nuovo modello, serve rispettare le condizioni del nuovo modello. Il modello ForGreen è un modello che deve essere in un qualche modo adattato da qui in poi per gli sviluppi futuri in modo che l’operatività avvenga nel rispetto di determinate condizioni, che sono quelle che permettono di ricavare il valore allocato alle iniziative. Valore allocato che riguarda sostanzialmente due temi: contemporaneità e vicinanza. Se il modello ForGreen sarà capace di impostare uno sviluppo che sia in grado di cogliere questo valore, che è il valore del fare vicino e in contemporanea, ecco che allora anche il modello ForGreen entrerà anch’esso in questo nuovo sviluppo. Io non ho dubbi che lo farà, perché tutto quello che c’è alla base è già stato fatto, quindi non dovrebbero esserci particolari problemi.

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