Imprese

7/12/2022

Comunità energetiche, l’esperienza di Albatros & Partner

Articolo a cura di 
Matteo Scolari

Piergiovanni Argenton, responsabile veneto di Albatros & Partner, ha fatto il punto, durante il convegno Venezia Sostenibile sulle comunità energetiche per i piccoli Comuni. Il progetto è sponsorizzato su Facebook e sul sito ufficiale.

Il Gruppo Albatros & Partner

«Noi come Albatros siamo un gruppo di professionisti che opera in tutta Italia, siamo circa 150. Nel gruppo ci sono ingegneri, avvocati amministrativisti, segretari comunali, ex sindaci e molti altri. Siamo un gruppo di persone nato per dare assistenza ai piccoli comuni, sui progetti di PNRR. In realtà negli ultimi mesi siamo assorbiti quasi in toto dal tema delle comunità energetiche. È sicuramente un’iniziativa storica, la legge 199 dà la possibilità dai Comuni di produrre energia e di potervi accedere. Tutti i sindaci che si stanno facendo promotori dell’iniziativa delle comunità energetica meritano una lode, dopotutto, e a mio avviso sarà uno step che prima o poi dovranno affrontare tutti. Il Comune funziona come un’azienda, e come tale va messo in sicurezza e dobbiamo fare in modo che sia resiliente rispetto a questo problema. Se il perno della CER è il Comune, quest’ultimo deve rendersi il più autosufficiente possibile nei propri consumi energetici».

Come costituire una comunità energetica?

Come si può fare questo? Argenton risponde così: «Noi abbiamo creato 17 atti amministrativi per aiutare i piccoli Comuni in ogni passo per costruire insieme un impianto comunale, di partenza per la produzione di energia. Partendo dagli spazi a disposizione del Comune per la produzione di fotovoltaico, quantifichiamo la produzione di energia su questi siti e viene fuori un dato, dal quale determiniamo la capacità di produzione del Comune. Di conseguenza, capiamo i passi successivi per costruire impianti per renderlo il più autosufficiente possibile».

La legge regionale

«La legge ci permette di andare a requisire aree fino a 500 metri dal confine con le aree industriali e commerciali e ci consente di reperire aree con il passaggio di autostrade con un limite di un centinaio di metri. Questi spazi, laddove passano le autostrade, sono già oggetto di attenzione da parte di investitori che vogliono fare impianti anche piuttosto importanti. Quindi, perché non dare la possibilità al Comune di acquisire gli spazi che gli mancano per la propria autoproduzione e partire con una CER? Ecco l’intervento che potrebbe fare la politica per aiutare quei comuni che non hanno sufficienti spazi».

I vincoli paesaggistici

«L’altro tema politico riguarda i vincoli paesaggistici. Tutti i Comuni del Parco Colli sono preoccupati: vogliono fare una CER ma non sanno dove mettere i pannelli. Mi chiedo: dobbiamo tutelare il paesaggio dai pannelli o dagli eventi atmosferici che rischiano di distruggerlo? Non dimentichiamoci che oltre al caro energia, dobbiamo risolvere l’emergenza ambientale».

Le tempistiche per i Comuni

«Nei casi più estremi, il progetto di Comunità Energetica avviene in quattro o cinque mesi. Vi è poi la parte operativa in senso stretto. Nel nostro modello il Comune non deve spendere un euro e non deve correre rischi, ci tengo a precisarlo. Andiamo dunque a individuare in questa fase il soggetto che farà l’intervento finanziario e, valutiamo se è in grado di gestire la CER in tutta la sua evoluzione. Attraverso i sopracitati 17 atti amministrativi, quindi, le tempistiche sono variabili in base alle casistiche. In ogni caso, la manutenzione, la realizzazione e tutti i costi associati sono a carico del socio privato che si propone di fare l’intervento e gestirlo per vent’anni. Al Comune diamo quindi un pacchetto dove lui sta al centro e determinerà le scelte relative alla ripartizione dell’energia in eccesso, magari con focus sulle famiglie in difficoltà o agli esercizi commerciali che rischiano di chiudere. Tra gli obiettivi del PNRR, dopotutto, c’è proprio la rigenerazione dei Comuni».

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