Imprese

27/3/2023

Banche e istituti di credito: che occasione con le Comunità energetiche!

Articolo a cura di 
Matteo Scolari

Se è vero che famiglie e imprese hanno risentito fortemente degli effetti negativi dovuti alla pandemia, all’aumento dei costi energetici e ai risvolti delle tensioni geopolitiche internazionali, le banche e gli istituti di credito non sono da meno.

Dati recenti della CGIA di Mestre confermano che nella regione Veneto, ad esempio, nel 2022 sono crollati i prestiti bancari alle partite iva: Venezia la provincia più penalizzata (-7,93%), Verona quella meno penalizzata (-4,42%). La variazione media nazionale sull’anno precedente si attesta sul - 4,31%.

Non che ci siano meno soldi da distribuire sul territorio (anche se su questo punto ci sarebbe da approfondire), più che altro c’è maggiore attenzione da parte del soggetto erogatore, rispetto al passato, nel concedere prestiti.

Oggi le banche richiedono una chiara ed adeguata documentazione su valutazione del merito creditizio, con l’elaborazione analisi di sensitività volte ad intercettare potenziali scenari negativi futuri a fronte di eventi o fattori esterni; chiedono anche maggior enfasi sulla valutazione della capacità del debitore di adempiere alle proprie obbligazioni sulla base del futuro reddito, cash flow,  in modo da non basare la concessione esclusivamente sulle garanzie; infine, la Loan Origination and Monitoring (LOM), ovvero le nuove Linee Guida in tema di concessione e monitoraggio del credito introdotte dall’EBA (European Banking Authority), chiede la definizione di nuove «buone pratiche» che portino a valutazioni basate su un più ampio quadro della situazione del cliente, non più limitata alla raccolta di informazioni attuali e «statiche» ma anche prospettiche e «dinamiche».

In quest’ottica si inserisce tutto il filone della sostenibilità e dei criteri ESG: le imprese sostenibili sono a tutti gli effetti «imprese ad alto potenziale» e saranno sempre più viste come un’opportunità da parte degli intermediari finanziari.

Le comunità energetiche rientrano perfettamente nelle linee guida precedentemente citate e rappresentano un modello sostenibile, in ambito ambientale, economico e sociale, perfetto per un’attenzione ideale da parte di una banca e per un eventuale finanziamento.

In ogni BCC, ad esempio, all’articolo 2 dello Statuto si legge che «La Banca […] ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio e alla previdenza nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La Società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune».

Rileggendo queste righe (in particolare le ultime quattro), e pensando al modello delle CER, ci si accorge come i due mondi siano assolutamente compatibili. Le banche, soprattutto quelle che si definiscono «del territorio», hanno la grande opportunità di supportare la nascita e la crescita di modelli aggregativi virtuosi attorno a un tema, quello dell’energia, centrale e urgente per famiglie, imprese ed enti pubblici.

E di farlo con la consapevolezza che così facendo rispettano tutti i parametri etici ed economici talvolta suggeriti, talvolta imposti, dalle normative europee. Che occasione!

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